La vittoria del comitato acqua pubblica

Categoria: Analisi risultati referendari Pubblicato: Giovedì, 30 Giugno 2011 Stampa Email

Fa abbastanza ribrezzo vedere, / per chi come me ha lavorato nell'ultimo anno, giorno e notte nel comitato comasco acqua pubblica, trascurando logicamente tutto quello che riguarda vita privata e pubblica, con relative scadenze, / il comportamento avuto da partiti locali e nazionali, con l'annuncio della loro vittoria, e apprestandosi a festeggiare e rilasciare comunicati, ancor prima che noi referenti del comitato, lasciassimo i seggi. Questo modello rapace, lascia poco ben sperare per il futuro della città e non solo. Difatti questi referendum, erano un banco di prova di quello che è collaborare e lavorare insieme per il raggiungimento uno scopo comune a termine. Inoltre  la parte che ha riguardato la stampa locale di manifesti da parte dei partiti e anche il loro attacchinaggio, non era certo volto ad allargare il quorum referendario, se non quello di  dare una parvenza di unità a quei partiti divisi ancora al loro interno tra gestione pubblica e privata, per non parlare di svolte all’ultimo sul nucleare.  Alcuni  di noi dicono che si sono mossi solo per cavalcare la vittoria , che veniva avanti sempre più certa, probabile è vero, visto quello che hanno fatto altri movimenti di destra lariani nell’ultimo mese, passando da un estremo all’altro. Comunque tutte queste analisi verranno meglio fatte, sulla base anche dei numeri, nella serata  di venerdì  24 giugno presso la Fondazione Avvenire a Como in via Teresa Ciceri 12, evidenziando dati e percentuali raggiunti nei vari paesi della provincia, là dove il comitato era o non era realmente presente o dove si sono mosse altre realtà e come lo hanno fatto, un analisi che deve servire ad affilare l’astuzia politica per vincere sempre e ovunque.

Personalmente ho apprezzato, come penso abbia fatto tutto il movimento dei comitati sull'acqua pubblica, la tattica con cui si è mosso Di Pietro, direi consigliato molto bene, sul fare un passo indietro e non andare a riempire quegli spazi di affissione elettorale alle dirette di nucleare e  legittimo impedimento. Da una parte utilizzando la tattica dell'assenza  di simbolo e manifesti sul legittimo impedimento, probabilmente sperando nel costituirsi di comitati locali, e dall'altra dando un finanziamento a quel movimento sul nucleare che in realtà non si era veramente concretizzato nella stragrande maggioranza delle città italiane, dato comunque il settarismo caratterizzato nella prima fase referendaria, che purtroppo fa parte del dna dei partiti, quando non si spogliano dei simboli per creare comitati a doc assieme ai cittadini sensibili. Comunque questi passaggi, calati dall'alto, non certo cresciuti dalla base, altrimenti appunto li avremmo toccati con mano tutti, sono stati comunque ben visti dai comitati dell'acqua e in parecchie realtà, come ad esempio Como, ci siamo attivati per rendere reale il comitato sul nucleare.

L'organizzazione del lavoro anche in maniera telematica, ci ha permesso di raggiungere un buon risultato a Como e provincia, benché la segreteria territoriale si sia trovata ad affrontare ancora una volta carenze di organico, benché certe figure fossero state elette,  garantendo troppa presenza numerica a gruppi e movimenti e associazioni locali, convinti che avrebbero dato ulteriore apporto alla corsa del comitato. Mentre certe posizioni e incarichi si sarebbero dovuti guadagnare direttamente sul campo, lasciando più possibilità di emergere nuovi volti. Molti sono stati i problemi, come i continui apporti organizzativi che andavano anche oltre la semplice provincia comasca, quindi alla fine le cose trascurate che avrebbero potuto allargare il quorum sono state tante, a svantaggio di risultati ottimi, come invece è avvenuto ad esempio a Lecco, dove l'unità e la collaborazione tra tutti gli schieramenti, che si sono rimboccati le maniche entrando nel comitato, ha dato i suoi tangibili frutti.

Oggi la discussione provinciale all'interno del comitato, verte sul mantenimento della rete costituita, formata da cittadini, appartenenti anche a sigle, ma che hanno aderito e lavorato in maniera individuale, le possibilità di battaglie civili sul territorio sono ancora tante, anche per quanto riguarda l’acqua, e guardando avanti c’è anche la possibilità di ridisegnare a livello nazionale una  legge referendaria più accessibile e vicina ai cittadini, diventando anche appuntamento annuale per decidere su grandi questioni che non possiamo delegare semplicemente a chi ci governa.

Dall'altra parte è chiara la fine dei partiti, aventi questo nome, ora più che mai, e prima che sia ancora una volta troppo tardi fare assolutamente un passo indietro, pere divenire movimenti, associazioni e reti, per veicolare idee proposte e contatti nel territorio.

Il cittadino si trova oggi concorde con Di Pietro, domani col Pd, dopodomani magari con Sel e cosi via, in verità è concorde solo con quello che ha espresso un suo portavoce per quanto concerne una determinata tematica, magari in disaccordo anche con la sua base... questa è “politica ad obbiettivo”, dove la maggioranza all'interno di uno schieramento è chiaramente fluida, che si sposta  a seconda del tema trattato, non può essere certo addomesticata da un tesseramento, perché chiaramente ammanetta l'elettore,  permettendogli  anche di non usare il cervello quando dovrebbe. Rompere i vecchi schemi e sperimentarne di nuovi, oggi è più che mai doveroso.

Raffaele

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