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la Giunta regionale non intende modificare l'art. 49 della legge regionale
Car*,
ieri in Consiglio Regionale c'è stata la discussione dell'interrogazione sul dopo referendum: l'assessore Raimondi ha risposto che la Giunta regionale non intende modificare l'art. 49 della legge regionale fintantoché il Ministero non comunicherà le proprie intenzioni su come verrà modificata la legge nazionale; mentre sull'art. 48 Raimondi ha detto che le Province devono andare avanti nella costituzione degli Uffici d'Ambito, poiché questa parte non è inficiata né dal referendum né dal ricorso alla Corte Costituzionale.
Sempre ieri, a Como e a Lecco si sono tenute le assemblee dei sindaci dei rispettivi ATO (mentre a Monza si è tenuta l'assemblea dei sindaci dell'azienda pubblica ALSI), con all'OdG la discussione sullo scioglimento dell'A.ATO e sull'avvio del percorso per la costituzione dell'Ufficio d'Ambito provinciale (la cui costituzione formale spetta al Consiglio Prov.le). Nelle suddette assemblee la decisione presa è stata quella di sospendere fino all'autunno la procedura, in attesa dell'adeguamento della legge nazionale e regionale all'esito del referendum e in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale (che è previsto per il 24 ottobre). I sindaci, accogliendo anche le richieste dei Comitati acqua, hanno dimostrato di essere preoccupati di avviare un percorso (l'Ufficio d'Ambito, appunto) che li esproprierebbe della titolarità sull'acqua.
Consideriamo però che l'attuale formulazione dell'art. 48 della legge regionale prevede il commissariamento di quegli ATO che entro il 30 giugno non hanno costituito l'Ufficio d'Ambito: occorre pertanto monitorare le intenzioni della Giunta regionale sui commissariamenti (sarebbe da pazzi commissariare 11 province su 12 !). Inoltre occorre che noi presentiamo alcune proposte di modifica della legge regionale da sottoporre ai Consiglieri Regionali.
In tal senso cade a fagiolo il seminario previsto per il 15 luglio, che vuole appunto analizzare gli scenari sul dopo referendum e le nostre proposte di modifica della legge regionale.
Per ora è tutto.
Ciao, Roberto
martedì 28 giugno alle 16.30 davanti a Villa Gallia a difendere il risultato referendario
La prima tappa sarà martedì 28 giugno alle 16.30 davanti a Villa Gallia in occasione del Consiglio Provinciale a cui chiederemo di sospendere la costituzione dell'ufficio d'ambito visti gli esiti referendari e l'impugnazione della legge regionale che prevedeva questo organo. Se sarete presenti, ci date una mano a distribuire una lettera ai consiglieri provinciali.
La legge di iniziativa popolare
Comunicato Stampa
Nonostante il boicottaggio sistematico da parte dei grandi mass media, nonostante i tentativi trasversali di trasformare la campagna referendaria nell'ennesimo scontro politicista tutto interno al Palazzo, le donne e gli uomini della provincia di Como hanno risposto con una straordinaria partecipazione al voto e con un'inondazione di SI’ (affluenza del 52.86% - SI’ 92.98% - 93.63%).
SI, la gestione dell'acqua deve essere sottratta al mercato; SI, sull'acqua non si possono fare profitti. Questo hanno detto anche i cittadini comaschi vincendo una grande battaglia di civiltà.
E' stata una campagna straordinaria che ha attraversato ogni angolo della provincia con allegria e determinazione. E i comaschi hanno risposto, dimostrando, insieme al resto degli italiani, come un'intera società sia in movimento per la riappropriazione sociale dell'acqua e dei beni comuni.
Da oggi molto cambierà
Con questo straordinario voto, per la prima volta dopo due decenni, il popolo italiano ha sonoramente sconfitto le politiche liberiste e l'idea che l'intera vita delle persone debba essere assoggettata al mercato.
Le donne e gli uomini della nostra provincia hanno detto con chiarezza che un altro mondo è possibile, che la gestione dell'acqua deve essere ripubblicizzata, che i beni comuni devono essere difesi.
Questo limpido voto dice anche quali dovranno essere i prossimi passi.
Con la vittoria dei Sì al primo dei quesiti referendari, viene abrogato l’art. 23 bis del famigerato Decreto Ronchi, con cui l’acqua era stata definita un “servizio pubblico di rilevanza economica”, cioè una merce. Lo stesso Decreto imponeva a tutti i comuni di mettere sul mercato - entro il 31 dicembre del 2011 - la gestione dei servizi idrici. Pertanto ora i comuni e le province potranno optare per una gestione totalmente pubblica dei loro acquedotti, nell’interesse dei cittadini/utenti.
Con la vittoria dei Sì al secondo quesito, viene abrogata la cosiddetta “remunerazione del capitale investito”, pertanto ora la tariffa del servizio idrico non dovrà computare il profitto sulla gestione degli acquedotti.
Ma in Lombardia la vittoria dei Sì assume anche un altro valore: infatti con l’abrogazione del Decreto Ronchi viene rimessa in discussione la legge regionale 21/2010 che, applicando l’art. 23 bis, obbliga alla privatizzazione dell’acqua nella nostra regione. Si ricorda che i Comitati acqua della Lombardia avevano fortemente contestato la legge regionale, approvata dalla sola maggioranza del Consiglio Regionale.
Ora in Lombardia, così come in tutta Italia, l’acqua dovrà essere gestita solo a livello pubblico, scongiurando la privatizzazione delle gestioni. Dal 2007 è depositata in parlamento una legge d'iniziativa popolare, promossa dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua - di cui facciamo parte - con oltre 400.000 firme che deve essere immediatamente portata alla discussione ampia e partecipativa delle istituzioni e della società.
E' stata una straordinaria traversata per l'acqua e la democrazia. E' il tempo della festa. In tutte le piazze. Con tutte le donne e gli uomini che ci hanno creduto. Ora possiamo guardare al futuro con nuova fiducia.