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E' l'acqua la prima vittima del disordine climatico. La parola ai protagonisti
Roma, 18 ott. - (AdnKronos) - Secondo il quinto rapporto del Gruppo Intergovernativo degli Esperti sull'Evoluzione del Clima (Giec) i cambiamenti climatici stanno avendo un forte impatto sulla disponibilità di acqua dolce. E' stato stimato che per ogni incremento di 1°C della temperatura terrestre, un ulteriore 7% della popolazione mondiale vedrebbe ridursi del 20% la propria disponibilità di risorse idriche. Insomma l'acqua è la prima vittima del disordine climatico in atto.
Le conseguenze economiche ed ecologiche rischiano di diventare molto serie: i dati diffusi dall'Oms confermano che il 90% dei disastri naturali è legato all'acqua ed entro il 2030 le persone colpite dalle inondazioni sarà tre volte superiore all'attuale. Secondo le stime del World Water Development delle Nazioni Unite del 2015, la crescita della popolazione mondiale e della domanda di beni e servizi favoriranno un forte aumento del consumo di acqua ed è prevedibile che entro il 2030 la risorsa oggi disponibile subisca una drastica riduzione del 40%, a meno che non vengano migliorati significativamente gestione e servizio.
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Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il nuovo Decreto sulla Valutazione di Impatto Ambientale.
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il nuovo Decreto sulla Valutazione di Impatto Ambientale.
Un'emergenza idrica che fa acqua da tutte le parti - Dalla gestione privatizzata a dieci esempi di progetti che incombono sul patrimonio idrico italiano, la gestione pubblica e partecipata è l'unica strada
La cosiddetta “emergenza idrica” è provocata dalla cattiva gestione e dalla privatizzazione ma si continua a far finta di nulla e a insistere su progetti che rischiano di devastare quanto rimane del residuo patrimonio idrico italiano.
I dati che stanno circolando sui media in questi giorni (diminuzione della disponibilità d'acqua, crollo delle precipitazioni e delle portate di fiumi e sorgenti, aumento delle temperature medie) fanno emergere in tutta la sua drammatica realtà l'acuirsi di una crisi idrica che viene da lontano.
Purtroppo, anche in questa occasione, il dibattito che si è sviluppato nel paese viene piegato agli interessi delle grandi lobby economico-finanziarie che provano così a rilanciare la strategia volta alla definitiva mercificazione del bene acqua e addirittura a mettere sul banco degli imputati i referendum del 2011.
Per l'ennesima volta si prova a cancellare con un tratto di penna e a rimuovere dalla coscienza delle persone le reali cause di una crisi che, come scriveva V. Shiva nel 2003 nel libro "Le guerre dell'acqua", è una crisi ecologica che ha cause commerciali ma non soluzioni di mercato.
Addirittura si arriva a prospettare come cura esattamente la causa scatenante della malattia, ossia la sottomissione dell'acqua alle regole del mercato, del profitto e della concorrenza.
E', altresì, evidente come la crisi idrica che si sta palesando in questi giorni in Italia sia il risultato del matrimonio tra il ciclo dell’acqua e il ciclo economico, essa è dovuta principalmente alla scarsità di questa risorsa. Scarsità “man-made”, cioè prodotta dall’uomo, tramite: sovrasfruttamento degli acquiferi, inquinamento delle falde e del reticolo fluviale superficiale, urbanizzazione, con conseguente diminuzione della disponibilità, divisione tra consumo agricolo, industriale, uso civile.
Per il Consiglio di Stato fare profitti sull’acqua è legittimo!
Il 26 maggio u.s. è stata diffusa la sentenza del Consiglio di Stato con cui si stabilisce che il ricorso promosso dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e Federconsumatori contro il metodo tariffario del servizio idrico elaborato dall'Autorità per l'Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico non è stato accolto.
La pronuncia, in sostanza, conferma la tesi, già fatta propria dal TAR Lombardia, secondo cui la copertura integrale dei costi del servizio (c.d. “full cost recovery”) comprende anche il “costo” del capitale proprio investito, giustificando tale scelta con il fatto che l'orientamento pressoché generale della scienza economica fa rientrare nella nozione di “costo” anche quello di “costo-opportunità”, nel senso del valore del mancato impiego del fattore produttivo in altra attività comunque profittevole.
A questo punto, però, il Consiglio di Stato, dimentica di rilevare, o fa finta di non comprendere, che, sulla base della normativa e della stessa teoria economica dominante, questa nozione di “costo economico” equivale nella sostanza alla remunerazione abrogata con il referendum.
Ci tocca, quindi, constatare che la lettura prodotta dal Consiglio di Stato ripropone l'assunto per cui il servizio idrico è sottoposto alle logiche del mercato e del profitto in spregio alla volontà popolare.
Ci teniamo, inoltre, a denunciare la gravità di questa decisione in quanto s'inserisce in quel solco segnato sin dopo la vittoria referendaria che, provando a ribaltarne gli esiti, tende a svilire gli strumenti stessi di democrazia diretta garantiti dalla Costituzione.
Per questo motivo, il Forum ritiene necessario continuare a ingaggiare, da qui in poi, una vertenza senza quartiere al metodo tariffario dell'AEEGSI, attraverso una forte denuncia del suo operato in favore dei privati e del profitto.
Ribadiamo, quindi, la necessità che l'AEEGSI sia esautorata e la competenza esclusiva relativa alla funzione regolatoria sul servizio idrico sia affidata al Ministero dell'Ambiente.
Ma, intanto, occorre sostenere e tutelare le migliaia di utenti che, in tante parti del nostro Paese, hanno portato avanti, con tenacia e grande forza di volontà, la faticosissima campagna dell’Obbedienza Civile - una delle più straordinarie forme di democrazia partecipativa dopo l’esperienza referendaria - vale a dire di autoriduzione della bolletta dell’acqua dell’abrogata quota pari alla remunerazione del capitale.
Roma, 31 Maggio 2017.- Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua